Il 28 gennaio è stato pubblicato il rapporto annuale con cui Transparency International stila una classifica sulla scorta del livello di corruzione percepita nel settore pubblico, il Corruption perceptions index (CPI) 2020.

Di Francesca Ricciulli


1. Metodologia e risultati

Il 28 gennaio è stato pubblicato il rapporto annuale con cui Transparency International stila una classifica sulla scorta del livello di corruzione percepita nel settore pubblico, il Corruption perceptions index (CPI) 2020.

L’organizzazione internazionale effettua l’analisi basandosi su una serie di fonti e sull’opinione di imprenditori ed esperti. In particolare, per il CPI 2020, sono state utilizzate 13 fonti di dati che rilevano la percezione della corruzione negli ultimi due anni. La metodologia, descritta nell’ambito del rapporto, cambia ogni anno per provare a dare uno spaccato sempre più attendibile delle realtà locali. 180 i Paesi oggetto dell’analisi.

TOP AND BOTTOM COUNTRIES

Il punteggio finale è determinato in base ad una scala da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita).

2. Covid-19 e corruzione

Passando ai contenuti, l’analisi si concentra sulle contingenze dell’ultimo anno e guarda la pandemia da Covid-19 da una particolare prospettiva. Non si tratta solo di una crisi sanitaria ed economica, ma anche una crisi di democrazia, in quanto la corruzione impedisce una risposta globale giusta ed equa all’emergenza.

In particolare, il rapporto evidenzia come la corruzione comporti la deviazione delle risorse pubbliche da investimenti essenziali per la sanità, lasciando le comunità senza medici, attrezzature, medicinali e, in alcuni casi, cliniche e ospedali. Inoltre, la mancanza di trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche aumenta il rischio di corruzione e impedisce di fornire una risposta efficace nel caso in cui si verifichi un’emergenza.

La tesi sostenuta da Transparency è pacifica: serve trasparenza a monte per garantire che le risorse pubbliche siano spese in modo appropriato e raggiungano i destinatari previsti e, per questo motivo, prima che una crisi colpisca, devono essere predisposte procedure solide e trasparenti e meccanismi di controllo per stanziamenti di bilancio e appalti pubblici.

Ma v’è di più. La ricerca mostra che la corruzione continua a minare la democrazia anche durante la pandemia. I paesi con livelli più elevati di corruzione, infatti, tendono a coincidere con quelli che effettuano violazioni della democrazia e dello stato di diritto durante la gestione della pandemia da Covid-19.

Il rapporto rileva, con particolare riferimento agli appalti pubblici, che molti governi hanno drasticamente “rilassato” i processi di approvvigionamento. Procedure affrettate e opache offrono ampie opportunità per la corruzione e la dispersione delle risorse pubbliche. I processi di acquisto delle pubbliche amministrazioni, invece, dovrebbero rimanere aperti e trasparenti per combattere le irregolarità, identificare i conflitti di interesse e garantire prezzi equi.

Fatte queste premesse, le raccomandazioni per gli Stati sono riconducibili a quattro macro-aree:

  1. Rafforzare gli organi di vigilanza
  2. Garantire apertura trasparenza negli appalti pubblici
  3. Difendere la democrazia, promuovere lo spazio civico
  4. Pubblicare i dati rilevanti, garantire l’accesso
3. La situazione dell’Italia

L’Italia, che aveva guadagnato 11 punti dal 2012 al 2019, viene classificata dal rapporto di quest’anno al 52esimo posto. Il Paese, dunque, pur mantenendo il punteggio (53) attribuitogli nell’edizione 2019, perde una posizione in graduatoria e si conferma al 20simo posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea.

SIGNIFICANT IMPROVERS IN EUROPE

Gli anni in cui l’Italia è salita in classifica sono quelli che seguono all’entrata in vigore della L. n. 190 del 2012, c.d. “Severino”. Non si tratta di un’unica legge ma di un sistema di contrasto ai fenomeni corruttivi basato sulla prevenzione, in aggiunta alla repressione: accanto alla legge 190, che delinea l’impianto complessivo, vanno menzionati il decreto legislativo n. 33 del 2013 in materia di trasparenza amministrativa, il decreto legislativo n. 39 del 2013 in materia di incompatibilità ed inconferibilità, il regolamento che disciplina il codice di comportamento dei dipendenti pubblici (d.P.R. n. 62 del 2013) e il primo Piano nazionale anticorruzione.

Negli anni successivi interviene per rafforzare il sistema il Decreto-legge n. 90 del 2014, che ha avviato le riforme “Madia” e disposto l’abolizione dell’Autorità per i contratti pubblici (Avcp), trasferendo funzioni e personale all’Autorità Nazionale Anticorruzione, che viene nello stesso tempo riformata e posta più chiaramente a capo delle funzioni relative alla trasparenza e all’anticorruzione.

Nel 2016 il decreto legislativo n. 97 del 2016 modifica il Decreto “Trasparenza”, introducendo il diritto di accesso civico generalizzato, c.d. “FOIA”, che consente a chiunque di conoscere dati ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ed entra il vigore il decreto legislativo n. 50 del 2016, recante il nuovo Codice dei contratti pubblici.

Molti altri interventi che si sono susseguiti in questi anni si potrebbero citare, da quelli in materia di whistleblowing a quelli volti alla digitalizzazione delle procedure di gara.  

La situazione attuale dell’Italia, in ogni caso, per quanto attiene alla gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19, risulta piuttosto in linea con quanto rilevato da Transparency International. Tralasciando le carenze delle strutture sanitarie italiane frutto di scelte e investimenti passati e messe in luce dalla pandemia, alcune riflessioni possono essere svolte sia con riferimento alla trasparenza che ai contratti pubblici.

Per quanto riguarda la trasparenza, misura fondamentale di prevenzione della corruzione, dopo una prima fase di sospensione dei procedimenti di accesso agli atti come di tutti gli altri procedimenti amministrativi e dei termini per i ricorsi amministrativi, si è registrato un cospicuo utilizzo dello strumento dell’accesso civico generalizzato da parte della società civile. Le istanze hanno riguardato dati di vario genere ma tutti estremamente rilevanti per il dibattito pubblico, perché attinenti ad attività con incidenza diretta sui diritti delle persone e, peraltro, gestite con un rilevante esborso di risorse pubbliche. Come dimostrano diverse inchieste e la giurisprudenza formatasi negli scorsi mesi, spesso le informazioni richieste sono state ottenute dopo grandi resistenze delle amministrazioni. Va rilevato anche, però, che esistono enti virtuosi che si sono distinti per trasparenza proattiva e per la qualità dei dati raccolti e pubblicati. 

I principali adempimenti in materia di trasparenza (predisposizione e la pubblicazione della Relazione annuale 2020 del Rpct e dei Piani Triennali 2021-2023 e comunicazione via PEC dell’avvenuta pubblicazione del file XML per gli adempimenti di cui all’art. 1, comma 32, della Legge n.190/2012), la cui scadenza è tradizionalmente fissata a gennaio, hanno subito proroghe.

Quanto ai contratti pubblici, già a partire dal D.L. n. 18 del 2020 (c.d. “Cura Italia”), sono state introdotte procedure particolarmente snelle finalizzate a semplificare e velocizzare gli acquisti soprattutto di beni e servizi ICT per favorire smart working, didattica a distanza e servizi online. Il Decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183 (c.d. “Milleproroghe”) è intervenuto allungando i tempi per l’utilizzo da parte delle pubbliche amministrazioni della procedura negoziata prevista dall’art. 75 del D.L. “Cura Italia” fino al 31 dicembre 2021.

Da ultimo, il Decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, c.d. “Semplificazioni”, “al fine di incentivare gli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture e dei servizi pubblici, nonché al fine di far fronte alle ricadute economiche negative a seguito delle misure di contenimento e dell’emergenza sanitaria globale del COVID-19”, ha introdotto nuove procedure in deroga al codice dei contratti pubblici utilizzabili fino a dicembre 2021. Si tratta di procedure estremamente più veloci e semplici rispetto a quelle ordinarie che, ai fini dichiarati dal provvedimento normativo, comportano una rilevante compressione del principio di concorrenza.

Occorre rilevare che le deroghe si introducono in un contesto in cui il codice dei contratti pubblici risultava già profondamente provato a seguito delle modifiche apportate allo stesso dal D.L. n. 32 del 2019, c.d. “Sblocca-cantieri” e che da mesi è in stallo l’iter di approvazione del Regolamento unico che avrebbe dovuto integrare il codice in parziale sostituzione dei provvedimenti attuativi vigenti.

4. Conclusioni

Le raccomandazioni contenute nel CPI 2020 risultano quanto mai appropriate, anche in vista della imminente gestione che dovrà essere effettuata dei fondi Next Generation EU. Nel contesto attuale, le misure adottate per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 e la conseguente crisi potrebbero mettere a rischio i risultati raggiunti negli ultimi anni se la straordinaria necessità di accelerazione e semplificazione dovesse pregiudicare i presidi di legalità.


Immagine di Trasparency International

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